A Bruxelles l’European Council on Foreign Relations ha organizzato un workshop a porte chiuse intitolato “The EU in the Age of Digital Empires” in collaborazione con Formiche.net. Si è parlato di un giusto equilibrio tra innovazione e regolamentazione nel nuovo mandato digitale dell’Ue e di un riavvio del cosidetto “Brussels effect”
21/04/2025
Il 27 novembre 2024, l’European Council on Foreign Relations (ECFR) ha organizzato un workshop a porte chiuse intitolato “The EU in the Age of Digital Empires” in collaborazione con Formiche.net. L’evento, svoltosi a Bruxelles, ha rappresentato il secondo appuntamento del Strategy Group nel quadro del progetto “Towards an open, free, and global Internet,” finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Un gruppo selezionato di rappresentanti delle istituzioni europee, decisori politici, stakeholder ed esponenti del mondo dei think tank si è riunito per discutere come la nuova leadership dell’UE dovrebbe affrontare il processo decisionale e le sue sfide nello sviluppo di una grande strategia digitale per il mandato 2024-2029.
Ad aprire i lavori, la presentazione del Policy Brief di ECFR Control-Alt-Deliver: A digital grand strategy for the European Union, scritto da José Ignacio Torreblanca, Direttore dell’Ufficio ECFR di Madrid e Senior Policy Fellow, e Giorgos Verdi, Tech Policy Fellow presso ECFR. Tale report evidenzia la necessità per l’Europa di affrontare tre grandi sfide—o meglio dilemmi—nel tentativo di affermarsi come una potenza tecnologica leader: promuovere l’innovazione mantenendo fede ai valori europei, rafforzare la sicurezza economica senza, tuttavia, rinunciare all’apertura verso il mercato globale, e aumentare l’influenza internazionale navigando in un contesto geopolitico sempre più complesso.
Questa conversazione ha posto le basi per i panel successivi. La prima sessione si è concentrata sull’urgenza di trovare un giusto equilibrio tra innovazione e regolamentazione nel nuovo mandato digitale dell’UE, al fine di rafforzare la competitività europea e incrementare la sua influenza geopolitica. Il panel successivo ha analizzato il cosiddetto “Brussels effect”, sottolineando la necessità di un suo ravvivamento, nonché l’importanza per l’Europa di mantenere la sua diplomazia digitale tramite una politica tecnologica esterna unificata e proattiva.
Innovazione, Regolamentazione e Standardizzazione: la strategia dell’Unione Europea per la competitività tecnologica
Negli ultimi anni, Pechino e Washington hanno adottato politiche per rafforzare la loro leadership globale nelle tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale (IA), i semiconduttori e il calcolo quantistico. La rivalità sino-americana evidenzia la crescente geopoliticizzazione della tecnologia, divenuta un’arena chiave per la supremazia strategica. A seguito della rielezione di Donald Trump e della possibilità di un ulteriore decoupling tra Stati Uniti e Cina nel settore tecnologico—Trump ha definito la competizione sull’IA con la Cina come un conflitto trasformativo—Bruxelles si trova a un bivio cruciale, che impone al blocco regionale di affrontare rapidamente la sua competitività in calo. Infatti, l’Europa si trova di fronte a una seria sfida in termini di innovazione. Nonostante le forti capacità, barriere strutturali stanno indebolendo la sua competitività rispetto a Stati Uniti e Cina. La quota europea sul mercato globale è passata dal 22% nel 2023 all’11% nel 2024, non riuscendo a ospitare il numero di colossi tecnologici presenti nell’ecosistema statunitense. Si tratta di un divario significativo, specialmente se si considera che circa l’80% dell’economia dipende da prodotti, servizi e infrastrutture digitali. Un ambiente normativo confuso, in particolare nel campo delle tecnologie digitali e dell’IA, rende più difficile per le startup e per le piccole e medie imprese (PMI) competere a livello globale.
Tuttavia, l’idea che la regolamentazione ostacoli l’innovazione è troppo semplicistica e fuorviante. La sola deregolamentazione non garantisce maggiore competitività e innovazione. Le difficoltà che l’Europa affronta dipendono anche da fattori strutturali come un mercato interno incompleto e un mercato dei capitali poco efficiente. Regolamenti ben armonizzati e applicati possono stimolare l’innovazione offrendo un ecosistema prevedibile ed efficiente. Questo è particolarmente vero nel campo dell’IA, dove un quadro normativo solido è essenziale per bilanciare lo sviluppo etico con il progresso tecnologico. Occorre quindi riformulare la visione tradizionale secondo cui innovazione e regolamentazione sono in conflitto. Innovazione, adozione, regolamentazione e implementazione dovrebbero invece essere considerati elementi complementari. Il modello normativo europeo può incoraggiare l’innovazione se accompagnato da incentivi strategici e investimenti mirati.
L’enfasi dovrebbe spostarsi dalla semplice deregolamentazione verso il miglioramento e l’adattamento delle leggi esistenti per accogliere le nuove tecnologie. Sebbene il “Brussels effect” risulti ancora forte, deve essere adattato per dimostrare come il quadro normativo europeo possa promuovere l’innovazione globale senza compromettere i propri valori fondamentali. È inoltre utile valorizzare al meglio il quadro esistente, garantendo una sua corretta attuazione piuttosto che promuovere nuove norme. Un esempio è il Global Gateway verso l’Africa, che pur essendo promettente, necessita di risultati concreti. Va potenziato per affrontare le sfide del settore digitale tramite un allineamento politico che garantisca una connettività sostenibile e sicura, puntando su strategie comprensive che combinino regolamentazione, cooperazione e investimenti nelle infrastrutture digitali. L’Europa deve potenziare gli strumenti di politica di sviluppo per integrare infrastrutture digitali, offrendo ai suoi partner soluzioni attrattive, sicure e regolamentate.
A tal proposito, la standardizzazione è un altro elemento cruciale della competitività europea. Assumendo un ruolo guida nell’elaborazione degli standard globali per tecnologie critiche come l’IA, l’Europa può garantirne un’efficace implementazione e mantenere la propria influenza nel panorama tecnologico mondiale. Un tema cruciale quando si parla di standardizzazione concerne il miglioramento delle politiche sulla proprietà intellettuale, aspetto particolarmente rilevante per le PMI. Per restare competitiva, l’Europa deve accelerare lo sviluppo e l’adozione degli standard, anche reinterpretando le leggi esistenti per adattarle alle tecnologie emergenti. Ad esempio, sebbene il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) sia stato pionieristico, necessita oggi di un’interpretazione più diretta per allinearsi alle nuove tecnologie e ad altri settori avanzati. Questo tema è strettamente connesso al cosiddetto “dilemma dell’influenza globale.” Sebbene l’UE sia molto attiva nel campo della regolamentazione, resta lontana dal divenire un leader globale nelle tecnologie critiche e nelle relative normative. La geopoliticizzazione della tecnologia mina la capacità dell’Europa di stabilire standard internazionali, con difficoltà crescenti nel convincere i partner ad adottare le norme europee, specie in ambiti avanzati come la regolazione dell’IA.
Interdipendenza strategica: politiche tecnologiche interne ed esterne per la leadership europea
La duplice domanda risulta quindi: come possono i decisori politici coltivare strategicamente un ambiente normativo che promuova l’innovazione e mantenga gli standard, integrando al contempo nuovi strumenti in linea con le dinamiche geopolitiche in evoluzione? L’UE dovrà adottare una strategia globale che unisca politiche interne ed esterne. All’interno, sarà essenziale promuovere la ricerca, migliorare la diplomazia digitale e definire chiaramente quali obiettivi raggiungere. Sul piano esterno, la strategia dovrebbe, invece, puntare sull’impegno normativo al fine di valorizzare i punti di forza digitali europei e sostenere i fornitori europei nella realizzazione di infrastrutture digitali a livello globale. Dato il loro crescente rilievo, i fattori di sicurezza devono essere integrati nelle relazioni esterne dell’UE.
L’approccio “Team Europe” ha dato risultati positivi nei forum multilaterali e di standardizzazione, ma serve un ulteriore coordinamento per avanzare l’agenda UE su piattaforme globali come l’Agenda Digitale delle Nazioni Unite e altri organismi di standardizzazione. La strategia dell’UE dovrebbe essere guidata da una visione positiva del mercato digitale: aperto, libero, sicuro e affidabile. Tuttavia, Bruxelles deve affrontare anche fenomeni come la frammentazione e la manipolazione dell’informazione, da parte di attori come Russia e Cina, tramite iniziative mirate e un supporto concreto a paesi come la Moldavia, che non hanno le risorse per contrastare efficacemente le narrazioni esterne. Sebbene l’UE abbia un potere normativo grazie all’effetto “Brussels”, spesso manca di strumenti per fornire un’assistenza pratica ai propri partner. Inoltre, l’UE deve fare fronte a una serie di sfide in riferimento al Sud Globale, dove la retorica anticoloniale russa e le soluzioni tecnologiche cinesi “senza condizioni” stanno guadagnando terreno.
L’UE deve affermare la propria rilevanza strategica. Nell’era degli imperi digitali, Bruxelles deve cambiare approccio per rafforzare la propria forza tecnologica a lungo termine nell’attuale quadro geopolitico. Il concetto di “autonomia strategica” è diventato ambiguo e controverso, creando divisioni tra gli stati membri e i partner. La nuova leadership UE dovrebbe quindi puntare sull’“interdipendenza strategica” per affrontare vulnerabilità chiave (p.es., la dipendenza dalla Cina per materiali essenziali come gallio e germanio). Ma il “de-risking” da solo non basta: è un approccio passivo. L’Europa deve affrontare il proprio dilemma economico-sicurezza promuovendo la resilienza senza cadere nel protezionismo. Questo è il principio alla base del concetto di “interdipendenza strategica”: collaborazione proattiva e nuove partnership per rafforzare la base tecnologica europea. Gli europei dovrebbero valorizzare le alleanze tradizionali, soprattutto con gli Stati Uniti, il loro partner esterno più importante. Contemporaneamente, dovrebbero gestire la competizione tra USA e Cina cercando legami con altri attori globali, come India e paesi nell’area Indo-Pacifica. Collaborare con stati come il Giappone e la Corea del Sud può rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, garantendo competitività e sicurezza a lungo termine.
L’Europa si trova in una fase critica per la definizione del proprio ruolo di leader globale nell’innovazione. Per colmare il divario tecnologico, nel rispetto dei propri valori e interessi, il blocco regionale deve affrontare le debolezze nei mercati dei capitali, finanziare R&D e sviluppare infrastrutture digitali avanzate. Per promuovere l’innovazione nel mercato interno, occorre rafforzare incentivi mirati e i meccanismi di finanziamento, nonché attrarre investimenti diretti esteri. Gli europei devono inoltre collaborare con i leader industriali e con le aziende private per agevolare l’adozione e l’applicazione tecnologica, convertendo le loro capacità di ricerca in soluzioni commercialmente valide. Tuttavia, la collaborazione pubblico-privato resta inadeguata e il divario tra questi settori amplifica il gap tecnologico. È altresì centrale semplificare i regolamenti, ottenendo al contempo l’armonizzazione e l’attuazione semplificata delle norme nell’ecosistema tecnologico europeo, poiché normative incoerenti e un mercato unico incompleto stanno ostacolando il progresso.
In conclusione, focalizzandosi su un’implementazione concreta, valorizzando gli strumenti esistenti e allineando politiche interne ed esterne, l’UE può affermarsi come partner globale forte e affidabile nell’era digitale.
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