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Dazi USA: Orsini, impatto imponente per le aziende italiane ma niente scontri


L’annunciata politica commerciale degli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni significative sulle imprese italiane. A lanciare l’allarme è il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che in un’intervista rilasciata a La Stampa ha sottolineato come i nuovi dazi previsti dall’amministrazione Trump possano rappresentare un rischio concreto per l’export italiano.

Secondo Orsini, il peso dell’export verso gli Stati Uniti è stato determinante per la crescita economica dell’Italia nel post-Covid. Nel 2024, il valore delle esportazioni italiane Oltreoceano ha raggiunto i 65 miliardi di euro, generando un surplus commerciale di 42 miliardi. I settori più esposti ai nuovi dazi, ha spiegato il Presidente di Confindustria, sono quelli che hanno trainato questa crescita: il farmaceutico, l’alimentare, la meccanica per la produzione e il comparto tessile-moda.

Di fronte alla prospettiva di una stretta protezionistica americana, Orsini ha delineato la strategia che l’Europa dovrebbe adottare per mitigare gli effetti negativi. “L’Europa ha due imperativi categorici: dialogare con tutti, a cominciare dalla nuova amministrazione americana, ed evitare reazioni impulsive che sarebbero controproducenti. Se l’Europa alimentasse lo scontro con gli USA, ne beneficerebbe solo la Cina”, ha avvertito.

Il Presidente di Confindustria ha poi elencato le misure più urgenti per fronteggiare la situazione. In primo luogo, ha sottolineato la necessità di un taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea per deprezzare l’euro e attenuare l’impatto dei dazi americani. Inoltre, ha evidenziato l’importanza di accelerare la stipula di nuovi accordi commerciali con Messico, India, Giappone, Thailandia e Vietnam, nonché di dare piena operatività al trattato con il Mercosur sudamericano. Infine, ha insistito sulla necessità di migliorare il mercato unico europeo per favorire e incrementare gli scambi intra-UE.

Le dichiarazioni di Orsini arrivano in un momento di grande incertezza per il commercio internazionale. Se da un lato l’Europa teme un irrigidimento delle politiche commerciali statunitensi, dall’altro si rende sempre più necessario un piano d’azione strutturato per proteggere le imprese europee senza compromettere le relazioni transatlantiche.

 



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