I finanziamenti pubblici per il settore dello spettacolo sono bloccati da più di un anno: ecco perché in Italia si fanno molti meno film
Come sappiamo, in Italia il settore dello spettacolo – cinema, televisione, serie, intrattenimento – è uno dei più importanti nell’ambito culturale e anche a livello economico nazionale. Tanto per dare un’idea: nel 2022 il settore ha fatto guadagnare 13 miliardi di euro, con 9.000 imprese imprese coinvolte e 65.000 lavoratori occupati.
Nel corso della pandemia, come ricorderete, le regole per l’accesso ai fondi pubblici per la produzione di film e altri media sono diventate più permissive per permettere a un settore in difficoltà di reggere la crisi causata dalla chiusura forzata delle sale o le difficili condizioni di lavoro sul set. Questo, tuttavia, ha portato spesso a risultati deludenti.
Ragion per cui negli ultimi mesi le regole sono state ristrette nuovamente, prima con la riforma Sangiuliano nel 2023 legata alla produzione di film più legati all’identità nazionale e ad accordi preesistenti con grandi distributori; poi il blocco dei fondi da parte del Ministero della Cultura nel 2025, che ha bloccato di fatto il 70% dei progetti di produzione in corso.
Come risultato le realtà più piccole si sono fermate mentre quelle più grandi hanno continuato a produrre ma anticipando i soldi e correndo così grossi rischi. Le proteste non sono mancate – quella al cinema Adriano di Roma un anno fa ne è simbolo – e ci si aspetta che con un nuovo Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, le cose possano cambiare. Andrà così?
Fonte: WorldyFinance
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