Negli ultimi anni, l’Italia ha visto un forte impulso nel settore delle ristrutturazioni grazie all’introduzione di incentivi fiscali come il Superbonus 110%, l’Ecobonus, il Bonus facciate e altri interventi agevolati. Questi strumenti hanno spinto molti cittadini a iniziare lavori di ristrutturazione, spesso di grande entità, affidandosi a imprese edilizie sulla base di contratti che, in alcuni casi, si sono rivelati fragili o incompleti.
Purtroppo, con la fine della cessione del credito e dello sconto in fattura per la maggior parte dei bonus, molti cantieri si sono fermati, alcune imprese si sono ritirate senza completare i lavori, e numerosi proprietari si sono ritrovati con case a metà e conti salati da pagare. In questo contesto, è fondamentale sapere come tutelare i propri diritti e quali strumenti legali attivare in caso di inadempimento.
Quando l’impresa non rispetta il contratto
In ogni contratto d’appalto, l’impresa si obbliga a eseguire l’opera pattuita secondo tempi, costi e modalità concordate. Se l’opera viene eseguita in modo difforme, con gravi ritardi o addirittura non viene completata, siamo di fronte a un inadempimento contrattuale, disciplinato dall’art. 1453 del Codice Civile.
Questo significa che il committente (cioè il cliente) ha diritto di:
- Chiedere la risoluzione del contratto;
- Chiedere il risarcimento dei danni;
- In alcuni casi, proseguire i lavori con un’altra impresa a spese dell’appaltatore originario.
Ma per ottenere tutela è necessario agire tempestivamente, con una contestazione formale e con il supporto di un legale esperto.
I rischi dei contratti “a voce” o generici
Molti cittadini si sono affidati a imprese e general contractor senza predisporre un contratto scritto dettagliato, oppure firmando modelli standard, spesso forniti direttamente dall’impresa. Questo è un errore grave. Un contratto d’appalto per lavori legati a bonus edilizi deve sempre contenere:
- La descrizione dettagliata dei lavori;
- I tempi di esecuzione;
- Le modalità di pagamento;
- Le conseguenze in caso di ritardo o interruzione dei lavori;
- Le penali in caso di inadempimento;
- I riferimenti al titolo edilizio (CILA/Super CILA) e alla normativa fiscale applicata.
Un contratto ben redatto è lo strumento più potente per difendersi in caso di problemi.
E se l’impresa invoca la “causa di forza maggiore”?
Negli ultimi mesi, alcune imprese hanno giustificato ritardi o interruzioni parlando di “impossibilità sopravvenuta” dovuta al blocco della cessione dei crediti fiscali o alla mancanza di materiali. Tuttavia, non sempre questa giustificazione è legittima.
Secondo l’art. 1467 del Codice Civile, la parte che subisce un eccessivo squilibrio contrattuale può chiedere la risoluzione per eccessiva onerosità, ma non può semplicemente abbandonare il cantiere. E soprattutto, queste situazioni devono essere valutate caso per caso, perché ogni contratto ha le sue clausole e il suo contesto.
Come possiamo aiutarti
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