Un tavolo regionale per affrontare la crisi dell’automotive e salvare i settemila posti di lavoro che ruotano attorno al settore. L’iniziativa è stata promossa nell’ambito dell’incontro che si è tenuto mercoledì scorso e che ha visto insieme l’assessore allo Sviluppo economico Francesco De Rebotti, i rappresentanti delle parti datoriali e sociali. Cinque i punti proposti dalle organizzazioni sindacali che vanno dalla creazione di un distretto regionale con incentivi per chi investe in Umbria a percorsi di formazione per creare figure professionali attrattive.
“L’analisi del tavolo tecnico si è concentrata sulla valutazione dell’impatto della trasformazione dell’industria automobilistica e del relativo indotto – evidenzia Simone Liti, segretario regionale Fim Cisl Umbria – A tal fine sarebbero necessari strumenti di supporto agli investimenti per la eventuale riconversione della filiera e la salvaguardia dei posti di lavoro oltre a misure regionali per incentivare investimenti materiali e immateriali in ambito di ricerca e sviluppo, consulenza, beni strumentali e formazione”. Simone Lucchetti, segretario responsabile Uilm Terni e coordinatore regionale Umbria, spiega che la crisi ha portato a un utilizzo massiccio della cassa integrazione e a percorsi di allontanamento volontario incentivato per i dipendenti. Ora bisogna invertire la tendenza. “Le organizzazioni sindacali – dice – intendono mettere in campo azioni concrete per la tutela del settore e, soprattutto, dei lavoratori. Un punto cruciale è quello legato alla necessità di un allungamento dei tempi da parte dell’Unione europea verso la transizione ecologica in maniera tale da permettere di supportare le aziende in questo processo. Nel Ternano, per esempio, la produzione dominante è quella del tubo marmitta che con il passaggio all’elettrico diventerà inutile. La riconversione delle aziende, in casi come questo, diventa fondamentale.”
Ha partecipato al tavolo anche la segretaria generale regionale della Cgil, Maria Rita Paggio, che ha sottolineato l’importanza di un percorso condiviso con la Regione Umbria e dell’apertura del tavolo di confronto. “Il tema all’ordine del giorno, quello dell’automotive – ha spiegato Paggio – ha un impatto sempre più forte dopo le ultime vicende, soprattutto sul lato occupazionale. C’è un tema di carattere nazionale legato al taglio di investimenti e risorse: abbiamo chiesto alla Regione di spingere alla Conferenza Stato-Regioni e nel confronto con il governo per cercare di cambiare rotta. Altro punto quello dei lavoratori a rischio perché potrebbero trovarsi senza ammortizzatori sociali: si stanno utilizzando quelli ordinario ma una volta terminati non sono previsti altri interventi. Abbiamo chiesto un allargamento proprio degli ammortizzatori sociali per chi non avrà più ore disponibili sul fronte ordinario e anche una salvaguardia per numerosi interinali che non possono usufruire di questa protezione. Non finisce qui: all’interno di un quadro generale di un modello di sviluppo possibile, il tema è quello di valutare una riconversione di certa produzione nel caso in cui gli eventi la rendessero necessaria. Va inoltre attuato un monitoraggio sugli investimenti nel settore e sugli effetti diretti che hanno nel tessuto aziendale. Se le imprese coinvolte, cioè, poi investano a loro volta con risultati oggettivamente misurabili.
Cinque i punti sintetizzati in un documento sindacale. Il primo: “costruire percorsi di premialità e incentivazione tramite accordi sindacali per aziende che vogliono crescere o mantenere le quote di mercato, investendo nel settore automotive, anche con riqualificazione del proprio core business” – Secondo, “creare e promuovere il distretto automotive made in Umbria con certificazioni di qualità e incentivi per chi investe nella regione”. E ancora, “incentivare la formazione upskilling e reskilling certificata e condivisa con le organizzazioni sindacali, promuovendo nuove figure professionali attrattive. Quarto obiettivo, “promuovere con azioni condivise una transizione giusta che accompagni i cambiamenti produttivi attraverso la tutela e il sostegno a lavoratori e imprese”. Per ultima ma non ultima la previsione di “ammortizzatori sociali aggiuntivi rispetto a quelli di legge (modello cassa integrazione in deroga e mobilità in deroga), per non lasciare indietro nessuno, in modo particolare i lavoratori somministrati”.
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