Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, analizzando le novità contenute nel nuovo DFP, ex DEF, annuncia per rispettare gli obiettivi del Piano Strutturale di Bilancio è necessario continuare nell’applicazione di una strategia di austerità fiscale in modo responsabile. Allo stesso tempo, però, devono essere promossi investimenti e riforme che portino a una crescita economica del Paese.
Quando si parla di austerità fiscale cosa si intende e una politica di questo genere cosa comporta per i cittadini contribuenti?
Austerità fiscale, cosa significa?
La parola austerità non è tranquillizzante e quando a pronunciarla è un politico o un esponente del Governo desta preoccupazione. Si tratta di un vocabolo che evoca intransigenza, inflessibilità, e nel campo economico, quando si parla di austerità fiscale si intende tutto quel complesso di limitazioni che servono per risanare l’economia di un Paese.
L’austerità fiscale, quindi, si riferisce al contenimento della spesa pubblica e all’aumento delle tasse per ridurre il deficit e il debito dello Stato. Si tratta, quindi, di un regime che impone rigore finanziario implementato dal Governo per risanare i conti pubblici.
Le misure messe in atto, solitamente, servono a dimostrare ai creditori che la disciplina fiscale imposta riuscirà a portare il gettito fiscale a quello della spesa pubblica.
Quali sono, solitamente, le misure previste in un periodo di austerità fiscale? Una scelta di questo genere può comportare tagli alla spesa pubblica, aumento delle tasse e riduzione dei costi amministrativi. L’obiettivo da perseguire è la riduzione del deficit pubblico (ovvero la differenza che c’è tra il gettito fiscale e la spesa pubblica), il controllo dell’aumento del debito pubblico andando a guardare anche le richieste di prestito effettuate in passato e il raggiungimento del pareggio di bilancio, ovvero fare in modo che le entrate dello Stato siano pari alle uscite.
Cosa cambia con l’austerità fiscale?
Solitamente l’austerità fiscale si traduce in un taglio al bilancio della Stato che va a colpire soprattutto il welfare e a prevedere una tassazione più alta. La politica messa in atto dal Governo Meloni, pur prevedendo un taglio alla spesa pubblica, non ha previsto un aumento delle tasse vero e proprio. Gli effetti della scelta politica, in ogni caso, si stanno avendo già in questi primi mesi del 2025.
La Legge di Bilancio 2025, infatti, è stata all’insegna dell’austerità: nessuna riforma delle pensioni è stata prevista, se non con la proroga di misure temporanee che erano già in vigore lo scorso anno. Inoltre il taglio della spesa si è avvertito anche sulle detrazioni fiscali che sono state tagliate sia per i redditi alti che per quelli medio bassi.
Mentre per i redditi più alti il taglio si avverte soprattutto su quelle riguardanti gli onere detraibili (che sopra i 75.000 euro sono state ridotte in modo considerevole), per i redditi bassi, pur restando inalterate le detrazioni per oneri sostenuti, a incidere maggiormente è la revisione dello sconto fiscale per i carichi di famiglia.
Il taglio della spesa pubblica si è fatto sentire anche sui bonus edilizi che sono stati rimodulati e contenuti. A conti fatti, in ogni caso, anche se un aumento delle tasse non è stato previsto esplicitamente, si è avuto lo stesso poiché con una riduzione dei benefici fiscali che tagliano l’Irpef dovuta, i cittadini sono chiamati a versare imposte più alte.
A tracciare quella che è la politica economica italiana nel futuro prossimo è l’ex Documento di Economia e Finanza, oggi DFP, che per il 2025 è stato elaborato guardando a una situazione abbastanza complessa. Le previsioni, anche valutando l’economia globale, restituiscono previsioni non eccessivamente ottimistiche e la cautela nella gestione della finanza pubblica trapela dal Def 2025.
L’obiettivo da perseguire per il 2025 è un aumento del Pil dello 0,6% con la volontà di mantenere l’indebitamento sotto controllo non solo per quest’anno, ma anche per il prossimo.
Anche se sembra scollegato, in questo quadro di inserisce anche la riforma fiscale che mira a una razionalizzazione della spesa pubblica con il miglioramento del prelievo fiscale e della riscossione.
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