Gota (Assogestioni): Come attivare i miliardi nei conti


Maria Luisa Gota (in foto) assume la presidenza in un momento di svolta per il settore, segnato dall’avvio della Saving Investment Union, un progetto della Commissione europea pensato per rafforzare i mercati dei capitali e offrire nuove opportunità di investimento ai cittadini dell’Unione. In questo scenario, Gota, intervistata questa mattina dal Sole 24 Ore, intende rendere Assogestioni un soggetto attivo e propositivo, consapevole del ruolo strategico che il risparmio italiano può giocare nello sviluppo dell’economia europea.

Il suo approccio parte da un’analisi dei dossier aperti, con l’obiettivo di costruire un piano d’azione organico nelle prossime settimane. Già nel corso dell’assemblea in cui è stata eletta, l’associazione ha approvato un nuovo Statuto che introduce cambiamenti nella governance, come il passaggio dal Comitato di presidenza al nuovo Comitato esecutivo, pur mantenendo una linea di continuità operativa. Una delle novità più rilevanti è l’istituzione di un collegio deontologico, composto da esperti esterni chiamati a offrire pareri indipendenti su tematiche complesse o controverse, e il rafforzamento del Comitato dei gestori, ora espressamente inserito nello Statuto. Quest’ultimo, pur operando in autonomia, contribuisce alle attività di engagement collettivo, come la presentazione di liste di minoranza a tutela degli investitori.

Una delle priorità indicate da Gota è l’attivazione dei circa 1.500 miliardi di euro che oggi giacciono nei conti correnti italiani, erosi dall’inflazione, attraverso strumenti capaci di canalizzare questi risparmi verso investimenti a sostegno della crescita. In questo ambito, punta su strumenti europei come i PIR (Piani Individuali di Risparmio) evoluti in chiave continentale, e su nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato. Viene citato, ad esempio, il modello del Fondo strategico di Cassa Depositi e Prestiti, dove l’intervento pubblico come investitore di riferimento aiuta a mobilitare capitali privati. Un altro ambito promettente è quello del growth capital, cioè il capitale paziente destinato a imprese in fase di espansione che hanno superato lo stadio di start up.

Gota evidenzia anche la necessità di sviluppare un vero approccio al long term investing, allungando l’orizzonte temporale della pianificazione finanziaria dei clienti, per favorire l’accesso ai mercati azionari e ai mercati privati. A tal fine, sarà cruciale lavorare sia sulla leva dell’educazione finanziaria sia su strumenti normativi, ad esempio rivedendo i meccanismi di iscrizione automatica ai fondi pensione, oggi limitati ai comparti garantiti.

Riguardo agli strumenti già disponibili, viene riconosciuto il valore degli Eltif 2.0, fondi europei rinnovati per renderli più efficienti e vicini agli obiettivi dei PIR italiani. Tuttavia, permane il nodo degli incentivi fiscali, che oggi si applicano solo alla parte di investimento localizzata in Italia: un’estensione a livello europeo potrebbe renderli ancora più efficaci nel canalizzare capitali verso l’economia reale.

In vista del Salone del Risparmio 2025, la visione della nuova presidente si concentra su tre direttrici fondamentali: capitale paziente, progresso e longevità. Per Gota, il concetto di capitale paziente deve estendersi oltre i fondi pensione o le assicurazioni, diventando una mentalità diffusa tra tutti i risparmiatori. Il progresso è legato all’innovazione tecnologica, in particolare alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale, strumenti capaci di aumentare l’efficienza operativa delle società di gestione e migliorare la qualità dei servizi. La longevità, infine, impone una pianificazione finanziaria più lungimirante, in grado di sostenere il benessere delle persone anche nelle fasi più avanzate della vita.

Sul fronte degli strumenti di investimento, Gota sottolinea che prodotti come i fondi obbligazionari a scadenza hanno risposto a un’esigenza concreta dei clienti, contribuendo alla ripresa dei flussi. Tuttavia, il settore deve ora concentrarsi nel rilanciare l’interesse verso soluzioni più dinamiche e di lungo periodo, come i fondi azionari, bilanciati e flessibili. Gli ETF, infine, vengono visti come componenti utili in un approccio di costruzione di portafogli più complessi e personalizzati, ma non come soluzioni autosufficienti.



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