I dazi di Donald Trump saranno anche stati messi in pausa (almeno in parte), e pure la risposta della Commissione europea: ma per le imprese europee è comunque in corso un terremoto. La principale difficoltà è che “la situazione attuale è estremamente instabile e mutevole” e le aziende hanno bisogno di certezze per stabilire i propri investimenti. Ma queste certezze sembrano lontane perché non si sa se e quando si raggiungerà un accordo, e “non si capisce nemmeno quali sono i veri obiettivi di questa amministrazione”.
Di sicuro la visione di Trump, che afferma di voler riportare i lavori che ora vengono fatti in nazioni come la Cina, sembra “anacronistica”. Ne è convinta Eleonora Catella, vicedirettrice del dipartimento relazioni internazionali di BusinessEurope, la Confederazione delle imprese europee di cui fa parte anche Confindustria.
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“Uno dei problemi principali che abbiamo con la situazione attuale è che è estremamente instabile e mutevole. Cambia di volta in volta, e quindi la principale difficoltà con la quale il business si confronta è riuscire a capire che cosa sta succedendo. Gli investitori hanno bisogno di certezze mentre adesso non sanno come comportarsi e come pianificare gli investimenti”, afferma in un’intervista a Today.it Catella, riferendosi agli annunci e contro annunci di Trump.
Serve una soluzione negoziata
Per BusinessEurope i dazi sono sbagliati e l’obiettivo dovrebbe essere raggiungere una soluzione negoziata. “Non capiamo come questi dazi possano essere una risposta a una necessità economica. Non sono utili a nessun obiettivo di politica economica che l’amministrazione voglia raggiungere. Invece gli Stati Uniti e l’Unione europea dovrebbero raggiungere una soluzione negoziata che sia favorevole ad entrambi e che punti ad espandere e non ridurre i flussi di commercio e di investimenti nell’economia delle due sponde dell’Atlantico, non aggiungere ostacoli”, afferma la vice direttrice.
Strategia che non si capisce
Ma per trovare una soluzione negoziata bisogna innanzitutto negoziare. Una cosa che Trump finora non è stato disposto a fare, nonostante ben due viaggi a Washington del commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič . “Il problema è capire come regolarsi in una situazione in cui gli obiettivi degli Usa non sono del tutto chiari. Non si capisce qual è l’approccio negoziale e così non si può mettere davvero in campo una strategia. Quella di Trump potrebbe essere solo una tattica, e comunque non si capisce cosa mira a ottenere”, sostiene Catella.
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Di sicuro ai dazi “l’Unione europea deve dare una risposta proporzionata e precisa. Perché in un’economia così interconnessa qualsiasi cosa l’Ue deciderà, non colpirà solo gli Usa ma anche noi stessi. Quindi dobbiamo controllare quale sarà l’impatto delle contromisure, perché magari potremmo colpire con i dazi dei prodotti o materiali che arrivano in Europa per un’ulteriore trasformazione, e un aumento dei loro costi avrebbe un impatto sulle aziende e potenzialmente sui costi finali di alcuni prodotti”, denuncia la rappresentante di BusinessEurope, che spiega che l’organizzazione sta per questo chiedendo sia alla Commissione che alle imprese che rappresenta dati su possibili impatti di una guerra commerciale, sia sui posti di lavoro che sui costi finali dei prodotti.
Idea anacronistica
Trump sostiene che con l’imposizione di dazi, nei confronti di Paesi come la Cina anche di oltre il 140 per cento, sosterrà una nuova industrializzazione degli Stati Uniti, spingendo le imprese a costruire fabbriche nella nazione. Un’idea che è stata criticata da economisti come Joseph Stiglitz o da leader di multinazionali come Tim Cook della Apple, secondo cui gli Usa non hanno né la logistica né le catene di approvvigionamento per riportare nel Paese una produzione ormai sempre più complessa, come, ad esempio, quella degli smartphone.
Una critica condivisa anche da Catella che parla di strategia “anacronistica” da parte di Trump. “La loro economia è ormai più fondata sui servizi, è su questo che hanno puntato negli ultimi decenni, così come su altri settori che non sono quelli tradizionali, e questo è un po’ quello che sorprende anche della mossa di Trump, che dice di voler riportare negli Usa il settore manifatturiero, che per loro non costituisce più la forza vincente”.
Trasformare la crisi in opportunità
In ogni caso per Catella questa crisi, per quanto dolorosa, può essere trasformata in un’opportunità, se l’Europa avrà il coraggio di fare scelte coraggiose. “Ora più che mai è importante puntare a raggiungere nuovi accordi commerciali, per aumentare le opportunità di accesso ai mercati terzi. Una cosa che l’Europa riuscì a fare sulla spinta delle dispute commerciali con Trump durante il suo primo mandato, quando l’Ue concluse accordi con Vietnam e Singapore. Ora siamo alle fasi finali dell’accordo con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, ndr), e dobbiamo puntare ad accordi con il Messico e con i Paesi dell’Asean”, l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico.
E infine dovremmo anche credere nell’Europa e nel suo mercato interno, “superando le barriere che ci sono ancora in settori come quello dei capitali, dell’energia e dei servizi, ma anche riducendo l’onere normativo e la burocrazia per le imprese, che sono un ostacolo enorme per le aziende. Consapevoli che da soli i Paesi Ue contano poco, ma insieme rappresentano più di 400 milioni di persone. Uniti siamo una delle principali potenze economiche mondiali”.
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