Dazi USA: Coldiretti chiede il 13% dei fondi per l’agroalimentare e un fondo di garanzia per gli importatori. Questo è quanto da dichiarato il presidente Prandini al Sole 24Ore ribadendo che difendere il Made in Italy è una priorità strategica.
L’introduzione dei dazi americani sui prodotti europei rischia di infliggere un duro colpo al settore agroalimentare italiano.
A fronte dell’impatto stimato – fino a 3 miliardi di euro di perdite tra mancate vendite, mancata crescita e svalutazione dei prodotti – la Coldiretti lancia un appello chiaro al governo: almeno il 13% dei fondi compensativi stanziati deve andare all’agroalimentare, in proporzione al suo peso sull’export totale verso gli Stati Uniti.
Foto di: OmniTrattore.it
Coldiretti chiede il 13% dei fondi per l’agroalimentare e un fondo di garanzia per gli importatori
Un comparto strategico: 7,8 miliardi di export Made in Italy verso gli USA
Nel 2024, l’agroalimentare italiano ha raggiunto un nuovo record negli Stati Uniti, toccando 7,8 miliardi di euro in esportazioni. Il vino guida la classifica con 1,94 miliardi, seguito da olio (940 milioni), pasta (670 milioni) e formaggi (490 milioni). Un trend in crescita costante: dal 2019 al 2024, l’export è aumentato del 69%.
Le imprese italiane hanno investito per anni nel posizionamento sul mercato USA», spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Oggi sono oltre 11.000 le realtà registrate alla Food and Drug Administration. Non possiamo permetterci di perdere questa posizione.
Il nodo liquidità: serve un fondo di garanzia per gli importatori americani
Secondo Coldiretti, i fondi compensativi da soli non bastano. Oltre al sostegno diretto alle imprese italiane, serve un’azione strutturata per supportare la liquidità degli importatori statunitensi, che ora devono anticipare il pagamento di dazi maggiorati del 20%.
Coldiretti propone la creazione di un fondo con garanzie pubbliche, da attivare attraverso le agenzie ICE, SACE, SIMEST e CDP. Questo fondo servirebbe a garantire anticipi che verrebbero rimborsati al momento della vendita dei prodotti italiani sul mercato americano.
Foto di: OmniTrattore.it
Oltre al sostegno diretto alle imprese italiane, serve un’azione strutturata per supportare la liquidità degli importatori statunitensi
Molti importatori ci hanno già comunicato che non riusciranno a sostenere questi costi extra, avverte Prandini. Serve una risposta rapida e concreta, altrimenti a rischio è l’intera filiera.
Visione strategica: spingere il Made in Italy anche negli USA
Oltre alla difesa dei volumi export, Coldiretti ha chiesto al governo anche un incremento degli stanziamenti per la promozione internazionale. Non solo verso i mercati emergenti, ma anche per consolidare la presenza sul mercato statunitense, considerato insostituibile per il comparto agroalimentare.
Non possiamo permetterci passi falsi, ribadisce Prandini. Ogni euro investito nella promozione all’estero è un euro speso per il futuro dell’agroalimentare italiano.
Delocalizzare? No, sarebbe un errore strategico e culturale
Cresce la tentazione, da parte di alcune aziende, di delocalizzare la produzione destinata al mercato americano direttamente negli Stati Uniti per bypassare i dazi. Una scelta che il presidente di Coldiretti boccia senza esitazioni.
Capisco chi apre uno stabilimento per il confezionamento: può avere senso in termini di logistica. Ma chi sposta la produzione e continua a utilizzare il tricolore sta facendo Italian Sounding. Sarebbe una resa senza condizioni, e un tradimento del vero Made in Italy.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link