L’ipotesi di attingere al Pnrr per aiutare le categorie produttive più esposte. Meloni: «Evitare la guerra commerciale e l’allarmismo. Servono pragmatismo e determinazione». Le opposizioni: governo ancora fermo
La task force, per definizione, è una misura anticrisi. E tuttavia nella riunione di mezzo governo sui dazi, un’ora e mezza ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, torna l’alert: «niente allarmismo, ma pragmatismo e determinazione», soprattutto in vista della riunione dello stesso gruppo di ministri già oggi con i rappresentanti delle categorie ai quali si vogliono proporre prime soluzioni rapide, anche attingendo a risorse del Pnrr, per dare ossigeno alle imprese.
Alla riunione, presieduta dalla premier partecipano oltre ai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, i ministri degli Affari europei, Tommaso Foti, dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, delle Imprese, Adolfo Urso e naturalmente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Sul tavolo, le diverse ipotesi allo studio per «sostenere le filiere produttive e rilanciare la competitività delle imprese». Quindi — anche questo era stato già comunicato a più riprese — la pianificazione di una risposta per il mondo produttivo. Una risposta urgente: oggi a Palazzo Chigi incontreranno i ministri, tra gli altri, i rappresentanti dell’agroalimentare, della farmaceutica, della meccanica di precisione, della moda e dell’automotive.
Il governo non intende seguire le orme della Spagna che ha varato un programma di sostegno alle aziende di oltre 14 miliardi. E promette che non permetterà si «scateni una guerra commerciale che non avvantaggerebbe né l’Europa né gli Stati Uniti».
Quindi che fare per interrompere lo tsunami economico? Una strada è quella illustrata già alcune settimane fa da Tajani, di affiancare le aziende dotandole di strumenti speciali per migliorare la capacità di esportazione italiana nei mercati ad alto potenziale.
Un’altra è il pressing su Bruxelles per controbilanciare il peso dei dazi alleggerendo le norme del green deal («veri dazi interni e insensati», li ha definiti Meloni) allentare le norme del patto di stabilità, semplificare le regole. Infine proporre di poter attingere alle risorse del Pnrr per sostenere le filiere più colpite con risorse quantificate in circa 5-6 miliardi.
Se il bilancio ha margini risicatissimi, infatti, Industria 5.0 potrebbe essere un bacino. Del resto le imprese lamentano da tempo le difficoltà pratiche di utilizzare questa misura nella modulazione attuale del piano di ripresa e resilienza. È una strada.
Che va percorsa, però, senza, «approvare provvedimenti che configurino aiuti di Stato», come avverte Tajani. «Noi — assicura Salvini — dobbiamo aiutare le imprese difendere i risparmi degli italiani. Facciamo quello che possiamo». Poi ammette: «Tutto dipende dall’Europa».
Se il governo prova a mettere in piedi la sua strategia, le opposizioni lamentano una manovra lenta e incerta. «Altro tonfo della borsa e Meloni continua a minimizzare», dice Elly Schlein. Matteo Renzi di Iv, invita l’esecutivo a «svegliarsi». Angelo Bonelli di Avs adombra un sospetto: «Leggendo il piano per l’export italiano, la loro strategia è comprare armi e gas dagli Usa perché Trump ammorbidisca i dazi».
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