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«Per le imprese del Veneto sarà un terremoto»


L’Europa è col fiato sospeso per i dazi che il presidente Usa Donald Trump dovrebbe annunciare questa sera alle 22 italiane, e che entreranno immediatamente in vigore. E il mondo dell’artigianato veneto, che tanto dipende dalle esportazioni Usa, è tra i più preoccupati: se confermate, le nuove tariffe doganali colpirebbero duramente le esportazioni di eccellenze locali, come spiega Confartigianato Imprese Veneto. «Per le imprese artigiane sarebbe un vero e proprio terremoto» chiarisce il presidente Roberto Boschetto. Gli Stati Uniti, ricorda, rappresentano un mercato chiave per i prodotti veneti, e l’introduzione di dazi penalizzerebbe gravemente il comparto, rendendoli meno competitivi rispetto a quelli locali o di altri Paesi non soggetti a restrizioni.

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A preoccupare le imprese anche «l’effetto domino che i dazi potrebbero innescare, facendo alzare l’inflazione e mettendo in difficoltà tutta la filiera che in Europa gioca la partita più importante» continua  Boschetto. Oggi il problema è ancora più ampio: l’intero mercato interno europeo è in crisi, con settori chiave come l’automotive e la moda di lusso che registrano forti rallentamenti, una situazione che potrebbe peggiorare con i dazi Usa. «Se l’Europa non rilancia la domanda interna, le nostre imprese artigiane, che sono parte essenziale di queste filiere, rischiano di pagare un prezzo altissimo».

Preoccupa l’impatto sulla Germania, trema l’occupazione

La Germania è nostro principale paese di destinazione: il 13,1% dell’export veneto è diretto qui (10,1 miliardi di euro). Rispetto al 2023 la contrazione è pari a -6,2%, rispetto al 2022 del -7,2%. Macchinari e apparecchiature rappresentano il 17,1% delle merci venete esportate in Germania; tale settore registra un calo pari a -9,6 rispetto al 2023. Una contrazione che, da sola, rappresenta il 41% della perdita di export dei prodotti della meccanica da noi esportati. Insomma, se la Germania esporterà meno negli Usa, noi rischiamo di esportare meno in Germania.

Altro fronte, quello occupazionale. Le aziende più esposte al mercato statunitense potrebbero trovarsi costrette a ridurre la produzione, con possibili tagli occupazionali nel medio-lungo periodo. Preoccupa in particolar modo la situazione del manifatturiero, un settore che occupa, in Veneto, 581.298 addetti (13,6% del totale nazionale); di questi, 111.135 sono occupati in imprese artigiane. In Veneto si contano 50.846 imprese manifatturiere, pari al 10,2% del totale nazionale. Oltre la metà di queste imprese (56,7%) sono artigiane (28.824 in valori assoluti).

Gioielli, occhiali, macchinari e bevande: tanti settori a rischio

A essere preoccupati anche altri settori. Il 25,4% di quanto esportiamo negli Usa è dato dalla divisione Ateco “Altre industrie manifatturiere” che comprende gioielleria, occhialeria e altre forniture mediche e dentistiche. Un totale che nel 2024 si attesta a 1,8 miliardi di euro, con una flessione già pari a -15,3% rispetto al 2023.

Un’altra componente importante delle esportazioni venete dirette negli Usa (pari al 23,1% delle esportazioni venete) riguarda macchinari e apparecchiature; un settore al momento ancora caratterizzato da valori dell’export in crescita (+3,8%).

Le bevande rappresentano circa il 10% delle esportazioni made in Veneto dirette negli Usa (708 milioni di euro) e nel corso del 2024 hanno segnato un +15,5% rispetto al 2023. Tutti settori in crescita che rischiano di essere falcidiati dai dazi.

«I nuovi mercati già in fase di esplorazione (9,3% export con la Turchia, 9,2% Emirati Arabi) sono appannaggio per ora solo di pochi, servono tempo e risorse per renderli più accessibili: ci stiamo impegnando per questo ma non basterà, servono fondi e sgravi fiscali per alleggerire le imprese» dice Confartigianato.

Alla luce di tutte queste considerazioni Confartigianato Imprese Veneto chiede a tutte le altre associazioni di categoria di fare fronte comune. «Serve unità ora più che mai – conclude Boschetto – per pretendere un’azione più decisa, per tramite del governo, all’Europa, affinché difenda il Made in Italy e le piccole e medie imprese artigiane e perché l’Europa lavori ad un’economia interna più autosufficiente».



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