Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2024, l’Italia ha superato Francia e Spagna per investimenti nella Space Economy, avvicinandosi alla Germania. Il settore ha registrato una crescita senza precedenti, con 170 milioni investiti nelle startup spaziali. Tuttavia, l’Europa rischia di perdere competitività rispetto a Usa e Cina, mentre in Italia resta forte la dipendenza dai fondi pubblici. Una sfida aperta tra innovazione, investimenti e visione strategica
28/03/2025
Nel 2024, per la prima volta, il nostro Paese ha superato Francia e Spagna per investimenti nella Space Economy e si avvicina al sorpasso sulla Germania, che guida la classifica europea. Sono i numeri che emergono dallo studio dell’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano, che segnalano, come registrato dal ministro del Made in Italy, Adolfo Urso (autorità delegata per lo spazio): “Una netta inversione di tendenza rispetto al passato”. In particolare, secondo il report dell’Osservatorio, gli investimenti italiani in startup spaziali hanno raggiunto i 170 milioni di euro nel 2024, segnando una crescita senza precedenti. Un ecosistema sempre più dinamico, anche grazie all’ingresso di aziende provenienti da altri settori, pronte a scommettere su progetti pilota innovativi. “Un segnale significativo della vitalità del comparto, che la nuova legge sulla Space economy rafforzerà. Avanti tutta verso il futuro”, ha aggiunto Urso.
La Space economy, del resto, è in forte espansione a livello globale. Il mercato, Si stima che il mercato, che attualmente vale quasi seicento miliardi di dollari, potrebbe raggiungere entro il 2033 il valore di quasi mille miliardi, trainato da soluzioni avanzate per telecomunicazioni e navigazione satellitare. In Italia, la filiera spaziale è composta per la stragrande maggioranza da aziende attive anche in altri settori, a partire dall’aviazione, la metalmeccanica, l’automotive e delle tecnologie per la comunicazione e l’informatica. Nel corso dell’anno scorso, tra l’altro, si è assistito da parte di quasi tutte le imprese della filiera a iniziative di innovazione, segnando un’accelerazione nel processo di trasformazione industriale. Un esempio è il programma Space Factory 4.0, che mira a interconnettere le fabbriche di satelliti nel nostro Paese.
Un’altra area strategica è quella dell’osservazione della Terra, fiore all’occhiello del settore nostrano, il cui mercato in Italia ha quasi raggiunto i trecento milioni di euro, segnando una decisa crescita rispetto agli anni precedenti. Il settore, però, rimane fortemente dipendente da commesse pubbliche, evidenziando la necessità di una maggiore domanda privata per garantire la sostenibilità nel lungo periodo.
A livello globale, le startup della Space economy hanno raccolto cinque miliardi e mezzo di dollari nel 2024. L’Europa, però, è sempre più sotto pressione, superata dall’Asia per capitali raccolti (un miliardo e mezzo di dollari contro l’1,26 miliardi del Vecchio continente). Il Regno Unito guida la classifica europea con 244 milioni di dollari, seguito da Germania (223 milioni), Italia (170 milioni), Spagna (167 milioni) e Francia (139 milioni). Un risultato significativo per il nostro Paese, spinto in particolare dal mega-round di D-Orbit, che ha raccolto 150 milioni di dollari. Dal 2016, le startup italiane della Space economy hanno attratto complessivamente 469 milioni di dollari, un dato inferiore rispetto ad altri Paesi, ma comunque positivo considerando che negli altri settori tecnologici il divario con i principali Paesi europei è molto più ampio. Naturalmente, Stati Uniti e Cina dominano la Space economy con investimenti miliardari (73 miliardi di dollari per la Nasa nel 2023 contro i tredici miliardi dell’Ue). L’Europa fatica a tenere il passo. Le imprese del continente dipendono ancora in larga parte da fondi pubblici, con il rischio di perdere terreno sul mercato globale.
Quello che comunque emerge è che la Space economy non è più un tema per soli addetti ai lavori. Nel 2024, l’85% delle aziende italiane non appartenenti al settore spaziale ha dichiarato di averne sentito parlare e il 21% sta cercando di comprendere meglio le opportunità offerte dal settore. Tuttavia, solo il 7% delle imprese end-user ha progetti attivi, segno che la transizione verso un ecosistema spaziale più maturo è ancora in corso.
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