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Da sinistra: Antonella Moretto e Federico Caniato, Direttori dell’Osservatorio Supply Chain Finance
Un quinto del credito di filiera è stato servito da soluzioni di Supply Chain Finance nel 2024, per un valore complessivo di 131 miliardi di euro.
Risultati stabili, secondo i dati dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, ma a movimentare il settore ci hanno pensato le evoluzioni normative e le nuove tecnologiche.
Un settore stabile
Difatti, si mantengono sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente i valori del Factoring (60,4 miliardi di euro), dell’Anticipo Fattura (54 miliardi), del Reverse Factoring (9 miliardi) e del Confirming (1,6 miliardi).
Crescono, invece, in modo rilevante le soluzioni più innovative, come il Purchase Order Finance, che ha registrato un aumento del 35%, raggiungendo 1,4 miliardi di euro, ma anche il Dynamic Discounting, che cresce del 17% (0,8 miliardi), la Carta di Credito B2B, che cresce dell’11% (3,8 miliardi), e l’Invoice Trading, +5% (0,6 miliardi).
Regolamentazione: la rendicontazione obbligatoria
Dal 1° gennaio 2024 è obbligatoria la rendicontazione di informazioni qualitative e dati quantitativi rispetto all’utilizzo delle soluzioni di Supplier Financing secondo le linee guida introdotte dallo IASB.
Stando ai dati dell’Osservatorio sui bilanci depositati al 31/12/2023 dalle 167 imprese quotate alla Borsa Italiana (prima dell’entrata in vigore dell’obbligo), il 15% delle imprese quotate in Borsa Italiana (25 in totale) adottava soluzioni di Supplier Financing, ma solo 10 tra queste hanno pubblicato a bilancio l’informazione. E meno di metà delle imprese che dichiaravano in bilancio di utilizzare soluzioni di SCF hanno fornito informazioni quantitative e qualitative tra quelle richieste dalle linee guida.
Chi lo ha fatto, nella maggior parte dei casi ha riportato solo informazioni qualitative, ovvero i termini e le condizioni dell’utilizzo delle soluzioni di Supplier Financing.
Per le informazioni quantitative, quasi tutte le imprese hanno riportato l’ammontare delle passività legate all’accordo (9 su 10), ma solo metà ha aggiunto anche i dati sui termini di pagamento delle passività non facenti parte dell’accordo. Quasi nessuna (2 su 10) ha indicato i termini di pagamento delle passività legate all’accordo.
«Anche nel 2024 il Supply Chain Finance si conferma una leva strategica per affrontare le sfide dello scenario macroeconomico, caratterizzato da incertezze e pressioni sul capitale circolante – afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance. Ma, se il mercato mostra una certa stagnazione, stanno profondamente impattando il settore importanti novità relative a regolamentazione e tecnologia. Le nuove regole sulla rendicontazione delle soluzioni di supplier financing, basate sulle linee guida introdotte dallo IASB, infatti, sembrano rallentare l’adozione di soluzioni di supplier financing, per l’incertezza e le complicazioni tecniche nella rendicontazione. Mentre le direttive CSRD e CS3D sulla sostenibilità ne rimarcano la centralità: le soluzioni “sostenibili” di Supply Chain Finance possono aiutare le imprese nella transizione e gli ESG information provider possono ricoprire un ruolo centrale per abilitare la sostenibilità nelle soluzioni SCF».
Tecnologie: l’impatto dell’AI
L’Osservatorio ha censito e mappato oltre 50 startup che utilizzano l’IA nelle diverse fasi del Supply Chain Finance.
Nella fase di initiation, l’AI è usata per analizzare dettagliatamente i flussi di cassa legati ai pagamenti tra buyer e fornitori e offrire soluzioni commerciali.
Sei startup tra quelle censite sfruttano le capacità di apprendimento e predizione dell’intelligenza artificiale per prevedere le necessità di liquidità correnti tramite un’analisi di dati interni.
L’output è usato dai provider di soluzioni in ottica commerciale così da prevedere con dettaglio i futuri flussi di cassa (di impresa buyer e dei fornitori) e suggerire loro le soluzioni più adatte di SCF.
Nella fase di implementation, gli algoritmi di machine learning e le capacità di apprendimento valutano e clusterizzano i fornitori per offrire soluzioni differenti e personalizzate sulla base delle loro necessità: sono 4 le startup censite che offrono questi servizi.
I fornitori che hanno maggiore bisogno di accedere a soluzioni di SCF vengono identificati e vengono offerte soluzioni in base alla loro situazione.
È possibile integrare attori terzi (es. investitori, provider di soluzioni connesse a SCF) nella piattaforma, con l’AI che automatizza il processo operativo di integrazione, tramite l’analisi dei documenti necessari o scambi di informazioni efficienti.
Nell’ultima fase, quella di use, l’AI efficienta i processi automatizzando attività amministrative, migliorando le condizioni e i benefici degli attori coinvolti. Sette startup offrono questo tipo di soluzioni sfruttando le capacità di apprendimento, percezione e ragionamento.
Non sono rilevanti i casi di utilizzo di GenAI, ma gli esperti evidenziano applicazioni di questa tecnologia a supporto del SCF per chiedere conto al sistema delle prestazioni della soluzione attraverso un linguaggio naturale.
«In questo contesto, l’Intelligenza Artificiale sta emergendo come una tecnologia di supporto nei processi di Supply Chain Finance, anche se la sua adozione presenta sfide significative, tra cui innanzitutto la necessità di dati di alta qualità – spiega Antonella Moretto, Direttrice dell’Osservatorio Supply Chain Finance. L’utilizzo dell’AI varia dalla previsione dei flussi di cassa futuri per comprendere le necessità di liquidità e di uso delle soluzioni di SCF, fino all’automazione di attività operative, come la riconciliazione dei documenti che semplificano l’uso del Supply Chain Finance. Se l’AI si può considerare ormai realtà nel SCF, la GenAI ha ancora un po’ di strada davanti: dall’analisi dei servizi offerti da startup innovative non emergono ancora casi di utilizzo rilevanti, ma la capacità generativa sarà certamente importante nel prossimo futuro nel settore».
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