Il debito mondiale è sempre più senza freni. La somma di quello sovrano, emesso cioè dagli Stati, e quello societario, ha superato i 100 mila miliardi di dollari. Ed è destinato ad aumentare. A rilevarlo è stata l’Ocse nel suo Global Debt Report. Nel 2024 i governi e le imprese, si legge nel rapporto, hanno preso in prestito dai mercati 25.000 miliardi di dollari a livello globale, quasi il triplo rispetto al 2007. A preoccupare l’Organizzazione è anche la spesa per gli interessi, che ormai è superiore a quella per la difesa. Il rapporto tra gli interessi sul debito pagati dalle amministrazione pubbliche e il Pil è aumentato in «circa due terzi dei Paesi Ocse nel 2024, salendo al 3,3%, il che rappresenta un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al 2023». L’Ocse si è detto preoccupata dell’aumento del costo del debito che rischia, secondo l’Organizzazione parigina, di «restringere la capacità di prestiti futuri», sia al livello delle aziende sia per gli Stati. I mercati mondiali del debito, insomma, si trovano dinanzi a prospettive difficili. Non tutti però sono nella stessa situazione di partenza. L’Italia, come riconosce la stessa Ocse, ha fatto passi importanti per la gestione del suo indebitamento. La spesa reale per gli interessi si è mantenuta stabile, mentre in altri Paesi, come la Germania, è salita. Gli spread con il bund si sono ristretti, soprattutto grazie, riconosce l’Organizzazione parigina, al consolidamento fiscale e al ritorno dell’avanzo primario (la differenza tra le entrate del Bilancio dello Stato e le uscite al netto della spesa per gli interessi), al contrario di altri Paesi come la Francia che, invece, proprio a causa del deterioramento dei conti pubblici hanno subito un allargamento della forbice con i titoli tedeschi. In termini di rapporto tra l’indebitamento netto ed il Pil, poi, l’Italia è tra i sedici Paesi Ocse che hanno registrato un calo. L’Italia, inoltre, è ora tra i Paesi con la più alta alta quota di debito sovrano detenuta dalle famiglie (circa il 14%), seconda solo all’Ungheria e gli Stati Uniti. E questo grazie al successo delle emissioni di nuovi prodotti al dettaglio iniziata dopo la pandemia e che ha permesso al Tesoro italiano di fronteggiare senza troppi patemi d’animo il venir meno degli acquisti di titoli sovrani da parte della Bce.
IL PASSAGGIO
«Il mondo è già passato a un nuovo paradigma in termini di livelli di indebitamento, con governi e imprese che prendono in prestito dai mercati circa 10.000 miliardi di dollari in più all’anno rispetto al periodo pre-Covid (2015-19), più del Pil di Germania e Giappone insieme», ha scritto Carmine Di Noia, direttore affari finanziari e d’impresa Ocse, nell’editoriale del Golbal debt report. «Negli ultimi quindici anni», ha aggiunto, «hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere la ripresa dalle due crisi globali di questo secolo, la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia» ma il mondo ora deve fare di più che riprendersi dalle crisi» perché il trend demografico e il clima «richiedono un livello di investimenti senza precedenti, in gran parte finanziati dal debito». Per Di Noia «nonostante l’inflazione sia scesa verso l’obiettivo e l’allentamento generale della politica monetaria nel 2024, i pagamenti degli interessi continuano ad aumentare, poiché i livelli record di obbligazioni emesse a tassi bassi devono essere rifinanziati».
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