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A chi vuol far collassare l’Ue si risponde (anche) con la difesa


Da almeno dieci anni un piano di difesa europea era necessario, ma ci si è giunti impreparati: molte critiche al piano ReArm Europe sono giuste, ma guai a cadere nel “benaltrismo”. Servono dunque politica estera e difesa europee, ma esse non funzioneranno con l’attuale assetto istituzionale della Ue, la sua urgente modifica è tema che tutti li sovrasta.

Trump e Putin sono due reazionari che da tempo se la intendono dietro le quinte. L’uno mette a rischio la storica democrazia che guida, l’altro è il dittatore eletto d’una democratura dove gli oppositori non riescono ad invecchiare. Danno loro fastidio la forza economica attuale della Ue e la sua potenziale forza politica.

La Ue è un magnete, uno spazio di libertà, civiltà e legalità, per Putin un pessimo esempio da far svanire: magari dopo averne addentato un morso, per saggiare le reazioni. Per Trump è invece un concorrente, le norme Ue sulle piattaforme sono fumo negli occhi degli oligarchi che lo attorniano.

Chi vuole smontare l’Ue

Ai due ribaldi non serve la guerra, basta che la Ue si sfaldi sotto la spinta di alcuni stati per riprendersi sovranità, magari negando la prevalenza del diritto europeo su quello nazionale, senza la quale la Ue crolla; è molto più facile, costa poco, è facile, senza rischi né spargimento di sangue, essi godrebbero il crollo di quel grande edificio politico. Bene allora attrezzarci contro eventuali attacchi, ma adeguando intanto e rafforzando quell’edificio; solo così una politica estera e di difesa europea potrà funzionare nei fatti, non solo sulla carta.

Nel comune sforzo di smontare la Ue o almeno renderla impotente, Putin e Trump si avvalgono di tante quinte colonne e utili idioti; scelga chi legge in quale categoria collocare i vari Abascal, De Wever, Fico, Le Pen, Morawiecki, Orbán, Salvini, Weidel, Wilders.

La nostra premier Giorgia Meloni sarà costretta dagli eventi a scegliere se unirsi a tanti suoi storici sodali, o saltare il fosso e collocarsi saldamente, senza ambigue mosse o controfinte, sul versante della nuova Ue che cambia pelle per adeguarsi alle mutate necessità.

Alle quinte colonne nella Ue basta opporsi a tali cambiamenti, senza i quali la meta è raggiunta. Va quindi anzitutto tolto il vincolo dell’unanimità per le decisioni del Consiglio europeo su politica estera e di difesa, tassazione e cooperazione fra polizie.

Si deve decidere a maggioranza qualificata; il Consiglio europeo è la Camera alta, come il Senato negli Usa, dove per le grandi decisioni serve il sì di 2/3 dei 100 senatori. L’unanimità era difficile da ottenere nella Ue a 27 membri, figuriamoci a 35; va perciò rottamata.

Se non lo si fa il piano di difesa Ue è irrealizzabile, sarebbe impossibile scegliere come investire i primi 150 miliardi di investimenti europei, tanto più come, nel malaugurato caso, usarli. Bisognerà probabilmente seguire per la difesa Ue la via delle cooperazioni rafforzate, con cui partì la moneta unica; possono avviarla almeno nove stati, lasciando aperta la porta a chi volesse poi unirsi, come appunto avvenne per l’euro.

Tasso di democrazia

Senza pretesa di approfondire qui un quadro troppo vasto, alcune altre modifiche potrebbero irrobustire e semplificare la Ue, aumentandone pure il tasso di democrazia: ad esempio estendendo al parlamento l’iniziativa legislativa oggi riservata alla Commissione e, in misura minore, al Consiglio. Solo il parlamento è direttamente eletto, vicino ai cittadini, che ignorano il funzionamento di Commissione e Consiglio, entità remote. Servirebbe una sola legge elettorale europea, con partiti che si presentano insieme, creando un parlamento davvero europeo.

La Ue deve vegliare sull’uso distorto dei social media e le interferenze nella politica degli stati, facendo rispettare le sue leggi in materia di servizi e mercati digitali. Si ripeteranno i sermoncini di J.D. Vance sulla poca democrazia in Europa e le uscite di Elon Musk a favore di estremisti vari.

Non è superfluo ricordare che fra i paesi più a rischio ci siamo anche noi, la grande maggioranza della nostra coalizione di governo, Fratelli d’Italia e Lega, viene da una storia di ostilità alla Ue, e a questa ancora si attiene in buona parte, con la Lega che attacca la Ue in parlamento e nelle piazze!

L’ultima, più bella modifica sarebbe il ritorno allo spirito dei fondatori, per cui Commissione, Consiglio, Bce, come ogni istituzione della Ue, devono perseguire non l’interesse apparente del proprio paese, ma quello della Ue tutta, quale uscirà dal confronto democratico. Sarebbe rivoluzionario.

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